venerdì 11 aprile 2014

I pericoli dell'arte

No, non è possibile! Mi hanno proprio chiuso dentro! Eppure avevano detto alle venti. E adesso? Deve pur esserci un’altra uscita. Maledizione! Devo trovare la mappa del museo. Era lì, sulla parete della prima stanza. E tornaci nella prima stanza! ‘ Sto museo è un labirinto. Forse avrei dovuto lasciare le briciolette di pane per terra, tipo Pollicino.
Anche il telefonino mi ha abbandonato. Batteria scarica. No, non ci posso credere, non può essere vero! Deve essere uno scherzo. Ora spunta la troupe televisiva che mi dice che sono su “Candida camera”, perché una cosa così assurda non può essere vera. Ma certo, sarà uno scherzo di quello stronzo di Stefano. Giuro che appena esco lo ammazzo. No, no, no, mi sta salendo un’ansia che manco una donnetta isterica… Fiuuu, fiuu, respira, cazzo, respira. Allora, ragioniamo con calma...Magari potrei approfittarne e rivedere tutte le opere che, diciamo la verità, non ho guardato con molta attenzione. 


Eh si il cavolo! Giusto ora mi deve venire l’interesse per l’arte?  La verità è che sono veramente un cretino. Un enorme incommensurabile cretino. Ma come diavolo mi è passato per la mente di fare l’intellettuale per rimorchiare? <Che ne diresti di fare un giretto per musei?> ha cinguettato Matilde,con la sua vocetta da gattina, che sotto sotto, secondo me, nasconde una tigrona che solo al pensiero…va’ bè lasciamo perdere, non è il momento. Almeno fosse qui con me, saprei come trascorrere la serata. Ed invece sono solo, chiuso in un cavolo di museo, dove mi sono fatto trascinare come un vero idiota. <Ma certo, è un’idea fantastica io adoro i musei!> le ho risposto, con un tono talmente convinto che ho stupito me stesso. Quando, poi,   le ho detto che l’”arte sacra” è la mia preferita, avrei meritato l’Oscar. Se mi avesse visto Scorsese mi avrebbe scritturato all’istante, stregato dall’entusiasmo che  simulavo per tutte quelle facce di torturati, trafitti, infilzati, mentre,  contemporaneamente mi frullava in testa un solo un pensiero: portarmi Matilde a casa e farle apprezzare “l’artista” che è in me.
Chissà perché, poi, l’arte sacra debba essere così irrimediabilmente tragica !! Io, intanto già che ci sono, e che nessuno mi vede, ne approfitto per fare una cosa che qualunque maschio sano della specie umana farebbe al mio posto: circondato da questa rappresentazione figurativa della sfiga tramandata nei secoli dei secoli, do una toccatina ai “gioielli di famiglia”, così, giusto per… come si suol dire  “scaricare a massa”. 
Cosa dovevo fare? Ah si, cercare la mappa del museo. Ricapitolando, mi pare di averla vista nella prima sala, quella di ingresso.
Basta arrivarci, che ci vuole? Beh, per logica devo trovare l’uscita, perché di solito è proprio accanto all’entrata. Si, per logica! Ma quale logica se già soltanto i percorsi dei musei sembrano ideati da un ubriaco. Sono tutti a zig zag... Oh cacchio vorrei gridare! Quasi quasi lo faccio, chissà forse qualcuno mi sente. Si e chi ? Magari questo qui a cui hanno tranciato la testa e gliel’hanno poggiata su un bel vassoio,  tipo torta di compleanno?
 “San Giovanni decollato”…Mamma mia, amico, come ti è finita male! E se non sbaglio, c’era una donna di mezzo, in questa storia, eh? Una poco di buono che togliendosi un velo dopo l’altro, ha fatto girare tanto la testa ad uno che poi, invece,  l’ha mozzata a te. Poveretto, ma tu che c’entravi? Amico, hai tutta la mia comprensione. Ste’ donne! Sempre loro! Con un sorrisetto oggi e uno sculettamento domani, sono capaci di farti scalare l’Everest nudo.  Del resto io ne sono la prova vivente. Se una femmina è riuscita a portare qui uno come me, che piuttosto che vedere quadri preferirebbe strapparsi i peli del petto uno ad uno con la pinzetta, vuol dire che possono farti di tutto. Insomma, sono pericolose, molto pericolose. Lo so, lo so, Carla non sarebbe d’accordo. Lei dice sempre che noi siamo “missili comandati dal calore”. Si, insomma che siamo noi le bestioline che ragionano solo con il secondo cervello, quello più in basso, per intenderci, ma non mi pare il momento adesso, di affrontare questo dilemma. Irrisolvibile, se devo dirla tutta.
Guardo nuovamente il telefonino, chissà magari è miracolosamente uscito dal coma. Mannaggia! E’ desolatamente nero! Ma se l’avevo caricato ieri! Dovrò ricordarmi di lanciarlo dalla prima finestra che trovo, appena esco da qui.
Aaaahhh!!!! Da dove viene questo rumore? Ma sono passi …Oh, cazzo vuoi vedere che mi finisce come a Ben Stiller in “Una notte al museo”? Ci manca solo che le statue prendano vita e i personaggi scendano dai quadri e …magari organizziamo un pokerino.
Zitti, zitti tutti. C’E’ QUALCUNOOO?  CHIUNQUE TU SIA, SONO QUI. SONO RIMASTO CHIUSO DENTROO!!
Ma si che c’è e non credo proprio che sia una statua a puntarmi un fascio di luce dritto in faccia come se fossi un ladro colto in flagranza. Anzi credo proprio che, di chiunque si tratti,  lo sta pensando perché mi urla di stendermi per terra. NOO, pure la guardia esaltata che si crede Serpico mi doveva capitare.
-Ehi senta deve esserci un equivoco. Sono un visitatore. Non mi sono accorto che stavano chiudendo e sono rimasto qui. Anzi, sia gentile, mi faccia uscire per favore che a quest’ora mi avranno già dato per disperso-
-Si, come no, dite tutti così. Ma certo che la faccio uscire. L’accompagno pure, ma alla polizia- A quanto pare il novello Starsky non ne vuole sapere di rinunciare al colpaccio della sua vita. Sento che i nervi stanno per cedermi. E’tutto talmente assurdo che potrei  persino…piangere, si, esattamente come quando avevo tre anni e strillavo con tutto il fiato che avevo in corpo……NO, no, voglio uscire da qui, voglio andare a casa, voglio la mamma!!!
Ma che è successo? Dove sono? Sono tutto sudato e il cuore mi batte a mille. Sono disteso ma non per terra. Oh cavolo, sono su un divano, ma questa non è casa mia. Adesso ricordo. Ero a studiare, per l’esame a casa di Matilde e devo essermi addormentato mentre mi ripeteva la storia dell’arte. Però che carina, non mi ha neppure svegliato. Prima o poi mi devo buttare. Devo invitarla ad uscire. Ma di certo non per andare al museo.

Antonella Renda

5 commenti:

  1. ahaahhaa, bel pezzo che riesce a farti sorridere in tanti passaggi, quella dei "missili comandati dal calore" è notevole; se posso dire la mia, non mi piace il finale con risveglio da sogno, avrei chiuso con il Voglio la mamma!
    Giorgio

    RispondiElimina
  2. Ciao Antonella (sei la stessa Antonella Renda che conosciamo già?)
    Anche io ho apprezzato qualcosa di questo racconto, in alcuni punti si sente la tensione che nasce dal trovarsi da soli chiusi in un museo di notte! Argh!
    Ciao, e benvenuta su AAS!
    FedericoMoccio

    RispondiElimina
  3. Ben trovati a tutti voi!! Ebbene si, sono sempre io, la Antonella Renda della "maestra". Delia è una vecchia (in senso temporale) amica nonchè compagna di scuola, quindi come non far parte della sua fantastica bottega? Ciao, Antonella

    RispondiElimina
  4. Post divertente che riesce a suscitare le emozioni e le paure del protagonista.
    Anche a me il finale non è piaciuto granché, la lettura del racconto mi aveva creato altre aspettative!
    Alla prossima e benvenuta tra noi.
    L.I.

    RispondiElimina
  5. Ciao Antonella finalmente ti trovo!!! Troppo carine le tue "uscite" sugli uomini, sono sempre "giuste" . Mi tocca concordare con gli altri sul finale, so bene quanto poco tempo tu abbia e quindi capisco che fatta la storia pensavi bastasse così. Ma noi siamo tipi "camurrusi" ( o esigenti ) e vogliamo che ci arrivi il colpo in testa, il pugno allo stomaco, la risata inaspettata. Finirlo come dice FO sul "voglio la mamma" avrebbe lasciato il tuo personaggio in una situazione ridicola quindi più divertente.
    A rileggerti presto.

    RispondiElimina